Beatificato il 1 maggio 2011 - Canonizzato il 27 aprile 2014
Sua Santità Giovanni Paolo II (16 ottobre 1978 – 2 aprile 2005) è il primo slavo e il primo Papa non italiano dai tempi di Adriano VI. Karol Wojtyla nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice, una città industriale a sud-ovest di Cracovia, in Polonia. Suo padre era sottufficiale dell’esercito in pensione, al quale il giovane Karol si legò molto, particolarmente dopo la morte della madre avvenuta quando era ancora un bambino. Frequentò la scuola elementare del suo quartiere e, in seguito, un liceo statale dove si rivelò un alunno modello oltre che un abile sportivo, appassionato com’era di calcio, nuoto e canottaggio (più tardi anche di sci); amava anche la poesia e dimostrò un talento particolare per la recitazione. Nel 1938 si trasferì a Cracovia con il padre, dove si iscrisse alla Facoltà di Lingua e Letteratura Polacca presso l’Università Jagellónica; da studente era conosciuto come attore dilettante e ammirato per le sue poesie. Quando i Tedeschi occuparono la Polonia nel settembre del 1939, l’università fu costretta a chiudere, ma fu comunque mantenuta una rete clandestina di studi. In quel periodo fu inoltre uno dei promotori del «Teatro Rapsodico», anch’esso clandestino. In questo modo riuscì a proseguire i suoi studi e continuò anche a scrivere poesie. Nell’inverno del 1940 trovò impiego come operaio in una cava di calcare presso Zakrówek, alla periferia di Cracovia e, nel 1941, venne trasferito al dipartimento di purificazione delle acque presso la fabbrica Solvay a Borek Falecki. Queste esperienze furono in seguito fonte di ispirazione per alcune tra le sue poesie più memorabili. Nel 1942, dopo la morte di suo padre e dopo essersi ripreso da due incidenti quasi mortali, avvertì la chiamata al sacerdozio, intraprese clandestinamente gli studi di teologia e, dopo la liberazione della Polonia ad opera delle forze russe nel gennaio 1945, fu in grado di frequentare, di nuovo apertamente, l’Università Jagellónica.
Laureatosi con lode in teologia nell’agosto del 1946, venne ordinato sacerdote dal Cardinale Adam Sapieha, Arcivescovo di Cracovia, il primo novembre dello stesso anno. Nel marzo 1946 venne pubblicata la sua prima raccolta di poesie, Canto del Dio nascosto. Inviato dal Cardinale Sapieha alla Pontificia Università di S. Tommaso (l’Angelicum) di Roma, ottenne il dottorato nel giugno del 1948 con una tesi sotto la direzione di R. Garrigou-Lagrange sul concetto di fede in san Giovanni della Croce. Dopo aver prestato servizio come parroco presso Niegowice (1948-51) e poi presso la parrocchia di S. Floriano a Cracovia, tornò alla Jagellónica per conseguire il dottorato in filosofia (Martin Buber, Gabriel Marcel e, soprattutto, Max Scheler, sul quale pubblicò la propria tesi nel 1959 sotto la direzione di R. Ingarden). Durante questi anni (1952-58) tenne un corso sull’etica sociale presso il seminario di Cracovia e, nel 1956, gli venne assegnata la cattedra di Etica presso l’Università di Lublino, dove iniziò ad essere apprezzato come uno dei principali pensatori etici di Polonia.Il 4 luglio 1958, mentre si trovava in gita con i suoi studenti, venne nominato da Pio XII Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia.
Il 30 dicembre 1963 Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Cracovia, un ruolo che lo rivelò avversario, politicamente saggio e deciso, del repressivo governo comunista, e il 26 giugno 1967 fu nominato Cardinale. Wojtyla aveva già pubblicato Amore e responsabilità (1960), un saggio sulle responsabilità dell’amore, comprendente anche la sfera della sessualità (1960) e, in occasione del Concilio Vaticano II (1962-65), divenne una figura prominente sulla scena internazionale. Membro della Commissione preparatoria, partecipò a tutte e quattro le sessioni e diede un contributo autorevole al dibattito sulla libertà di religione, sostenendo che la Chiesa dovesse concedere ad altri la libertà di pensiero, azione e parola che rivendicava per se stessa. Dopo il Concilio prese attivamente parte nell’attuazione delle decisioni che ne derivarono, a Roma come in Polonia, e partecipò a quattro dei cinque sinodi episcopali generali che il Concilio istituì; nel sinodo del 1971 fu eletto membro del suo comitato direttivo. Fu anche membro di varie congregazioni o ministeri del Vaticano. Tra il 1960 e il 1970 iniziò a essere una figura familiare sulla scena mondiale, grazie ai suoi ripetuti viaggi in Nord America (ad esempio partecipando al Congresso Eucaristico di Filadelfia nel 1976) e in Medio Oriente, Africa, Asia meridionale e orientale e Australia. In Polonia cooperò con il suo Primate, il Cardinale Stefan Wyszynski, in una battaglia, che in larga parte riuscì, volta a ottenere dal regime un qualche tollerabile status legale per la Chiesa. Nel 1976, su invito di Paolo VI (che aveva letto il suo Amore e responsabilità [1960] e se ne era servito nella stesura di Humanae vitae), predicò gli esercizi spirituali di fronte al Papa e alla Casa pontificia (pubblicati in inglese col titolo Sign of Contradiction). Era dunque una personaggio conosciuto e ampiamente rispettato quando, durante il conclave dell’ottobre 1978, i Cardinali lo elessero Papa all’età relativamente giovane di cinquantotto anni. Prima di essere eletto alla Sede Apostolica, aveva pubblicato, con il nome di Karol Wojtyla, numerosi altri lavori nel campo del pensiero, della poesia e del teatro, tra i quali: La bottega dell’orefice (1960), Persona e azione (1969), Alle basi del rinnovamento. Studio sull’attuazione del Concilio Vaticano II (1972), a cui si aggiunsero Fratello di nostro Dio (1979), Collected Poems (1982), e Tutte le opere letterarie. Poesie, drammi e scritti sul teatro (traduzione di B. Taborski, 1987). Come per Giovanni Paolo I, di cui assunse il nome, non ci fu incoronazione: l’inaugurazione del suo ministero come «pastore universale della Chiesa» ebbe luogo in Piazza San Pietro il 21 ottobre 1978 e il suo discorso divenne famoso per la frase: «Non abbiate paura».
Nel suo discorso ai Cardinali («Urbi et Orbi») il 17 ottobre, il nuovo Papa si impegnava a «promuovere, con azione prudente e insieme stimolante», l’attuazione del Concilio Vaticano II. Il 20 ottobre disse agli ambasciatori di ritenere che il suo ruolo fosse quello di essere «il testimone dell’amore universale», e che dal punto di vista politico la Santa Sede non chiedeva nulla per sé, se non che ai credenti fosse concessa la vera libertà di culto. La sua prima Enciclica, Redemptor hominis (marzo 1979), introduceva il suo coerente insegnamento sulla dignità umana e sulla giustizia sociale e inoltre segnava il carattere cristologico del suo pontificato con l’affermazione che Cristo illumina l’uomo all’uomo. La sua seconda Enciclica, Dives in misericordia (dicembre 1980), sviluppava argomenti collegati, chiamando gli uomini a mostrare pietà nei confronti l’uno dell’altro in un mondo sempre più minacciato. Il 13 maggio 1981, mentre su una jeep entrava in Piazza San Pietro per un’udienza generale, subì un attentato nel quale fu ferito gravemente da un giovane turco, Mehmet Ali Agça. Fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico e rimase in convalescenza fino all’ottobre 1981. Successivamente fece visita in carcere al suo mancato assassino e offrì anche a lui il suo perdono cristiano. Nella sua terza Enciclica, Laborem exercens (settembre 1981), di cui fece la revisione durante la convalescenza, commemorò l’anniversario dell’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII e rinnovò il suo appello per un nuovo ordine economico, che non fosse né capitalista né marxista, ma fondato sui diritti dei lavoratori e sulla dignità del lavoro che contribuisce alla realizzazione della persona e alla sua salvezza. Altre Encicliche seguirono: Slavorum apostoli (giugno 1985), per commemorare l’undicesimo centenario dell’opera di evangelizzazione dei santi Cirillo e Metodio; Dominum et vivificantem, sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo (maggio 1986); Redemptoris Mater (marzo 1987) sulla Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa in cammino, un’opera scritta in preparazione per l’anno mariano e che portava avanti la sua devozione per la Beata Vergine Maria precedentemente espressa nel motto che aveva scelto per il suo stemma episcopale: «Totus tuus»; Sollicitudo rei socialis (dicembre 1987), che esprimeva preoccupazione per la crisi sociale e internazionale (un’opera che ebbe un forte impatto su Mikhail Gorbacëv); Mulieris dignitatem (agosto 1988), sulla dignità della donna come persona e sulla sua vocazione all’amore quale realizzazione del suo «genio femminile»; Redemptoris missio (dicembre 1990), circa la validità permanente del mandato missionario della Chiesa; Centesimus annus (1° maggio 1991), che denunciava sia il marxismo, che volgeva al tramonto, sia il capitalismo basato sul consumismo; Veritatis splendor (ottobre 1993), intorno ad alcune questioni fondamentali del magistero morale della Chiesa, in cui sosteneva che la libertà di coscienza non può essere assoluta dal momento che esistono atti e comportamenti intrinsecamente cattivi; Evangelium vitae (marzo 1995), sul valore e l’inviolabilità della vita umana; e Ut unum sint (maggio 1995), sull’impegno ecumenico. Fides et ratio (15 ottobre 1998), forse la sua Enciclica più importante, metteva in evidenza la distinzione tra consapevolezza religiosa e razionalità umana, ma allo stesso tempo richiamava l’attenzione sulla loro «circolarità» e «complementarietà» reciproche. Questo interesse per il ruolo della filosofia e del pensiero era il risultato naturale della sua formazione accademica e intellettuale, che sottolineava l’esistenza di due ordini di conoscenza distinti ma non separati – la fede e la conoscenza filosofica. In questa Enciclica il Papa dava risalto anche agli insegnamenti di san Tommaso d’Aquino, una guida nel cammino da compiere per giungere a una filosofia in armonia con la fede. Ecclesia de Eucharistia (2003), l’ultima Enciclica di Giovanni Paolo II, tratta dei rapporti tra l’Eucaristia e la Chiesa, e costituisce una sorta di testamento spirituale in cui è condensata tutta la sua spiritualità.Queste quattordici Encicliche furono accompagnate da importanti Lettere Apostoliche su temi molto vari, tra i quali: Egregiae virtutis (1981), nella quale Giovanni Paolo II proclamava i santi Cirillo e Metodio, insieme a san Benedetto, Patroni d’Europa; Caritatis Christi (1982), rivolta alla Chiesa in Cina; Salvifici doloris (febbraio 1984), sul significato cristiano della sofferenza umana; Redemptoris anno (aprile 1984), sulla Città di Gerusalemme, patrimonio sacro di tutti i credenti e crocevia di pace per i popoli del Medio Oriente; Les Grands Mystères (maggio 1984), sul problema del Libano; Dilecti amici (marzo 1985), ai giovani del mondo in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù proclamato dalle Nazioni Unite; Euntes in mundum universum (gennaio 1988), per il millennio del battesimo della Rus’ di Kiev; Ordinatio sacerdotalis (maggio 1994), rivolta ai vescovi sull’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini; Tertio millennio adveniente (novembre 1994), una delle più importanti, in cui auspicava un nuovo rilancio del messaggio di pace e chiedeva perdono per gli errori del passato, al fine di giungere a una purificazione della memoria e porre fine alla tradizione del silenzio relativo a tali errori: «la Chiesa sente che sia suo dovere riconoscere gli errori dei suoi membri e chiedere perdono a Dio e ai suoi fratelli»; Laetamur magnopere (agosto 1997), per l’approvazione e la promulgazione della versione latina ufficiale del Catechismo della Chiesa Cattolica; Divini amoris scientia (ottobre 1997), che proclama santa Teresa di Gesù Bambino Dottore della Chiesa Universale; Spes aedificandi (ottobre 1999), la lettera apostolica in forma di Motu Proprio per la proclamazione di santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena e santa Teresa Benedetta della Croce Compatrone d’Europa; il Motu Proprio Misericordia Dei su alcuni aspetti della celebrazione del sacramento della penitenza (maggio 2002); Rosarium Virginis Mariae sul Santo Rosario (ottobre 2002); Spiritus et sponsa nel quarantesimo anniversario della costituzione «Sacrosanctum Concilium» sulla sacra liturgia (dicembre 2003); Mane nobiscum Domine per l’anno dell’Eucaristia (ottobre 2004); e Il rapido sviluppo (gennaio 2005) sulle comunicazioni sociali. Inoltre, Giovanni Paolo II adottò un nuovo e più personale metodo di comunicazione in forma di lettere rivolte a gruppi specifici di persone in cui offriva la sua partecipazione alla loro condizione umana: alle famiglie (febbraio 1994), ai bambini (dicembre 1994), alle donne (giugno 1995; è da ricordare che, quello stesso anno, Mary Ann Glendon fu nominata da Giovanni Paolo II quale prima donna a guidare una delegazione della Santa Sede, in questo caso per tenere un discorso alla quarta Conferenza dell’ONU sulle donne che si svolse a Pechino); agli artisti (aprile 1999) e agli anziani (ottobre 1999). Giovanni Paolo II ha promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica, alla luce della Tradizione, autorevolmente interpretata dal Concilio Vaticano II, e ha riformato i Codici di Diritto Canonico Occidentale e Orientale. Meritano inoltre un riferimento cinque libri meno «ufficiali» e pubblicati da Giovanni Paolo II durante il suo pontificato: Varcare la soglia della speranza (ottobre 1994); Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio (novembre 1996); Trittico romano, meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); Alzatevi, andiamo! (maggio 2004); e Memoria e identità (febbraio 2005).I centoquattro viaggi apostolici, attentamente pianificati – un’iniziativa agevolata dalla sua padronanza di molte lingue (comprese quelle dell’Europa centrale e orientale) – rappresentarono un altro metodo caratteristico ed estremamente riuscito della nuova evangelizzazione promossa da Giovanni Paolo II al fine di raggiungere un mondo bisognoso di una nuova proclamazione di Dio e di Cristo. Il suo primo viaggio apostolico risale al gennaio 1979 per inaugurare la conferenza episcopale latinoamericana a Puebla in Messico; il secondo viaggio, dal 2 al 10 giugno 1979, fu un ritorno in Polonia che fece epoca. Da allora ogni anno del suo pontificato fu caratterizzato da tali viaggi, che hanno messo in evidenza la missione globale del papato: in Irlanda, presso l’ONU e negli USA (29 settembre – 8 ottobre 1979); in Turchia il 28-30 novembre 1979, quando lui e il Patriarca ecumenico presiedettero l’uno la liturgia dell’altro; in Germania, Filippine e Giappone (1981); a Fatima, in Portogallo, nel maggio 1982, per ringraziare la Beata Vergine Maria per averlo salvato dall’assassinio; in Gran Bretagna (la prima visita mai fatta da un Pontefice), a Rio de Janeiro e a Buenos Aires, dove fece un appello per la pace in relazione alla guerra tra l’Argentina e la Gran Bretagna per le Isole Falkland-Malvinas; e a Ginevra (tutti nel giugno 1982); in Spagna (novembre 1982), per la conclusione del quarto centenario della morte di santa Teresa d’Avila; a Lisbona e in America centrale (marzo 1983); in Corea, Papua Nuova Guinea, le Isole Solomon e in Thailandia (maggio 1984); in Svizzera (giugno 1984); in Venezuela, Ecuador, Perù e Trinidad e Tobago (gennaio 1985); in Olanda (maggio 1985); in India (gennaio 1986); in Colombia e a Santa Lucia (luglio 1986); in Francia (ottobre 1986); in Bangladesh, a Singapore, alle Isole Fiji, in Nuova Zelanda, Australia e alle Seychelles (novembre 1986); in Uruguay, Cile e Argentina per la celebrazione a Buenos Aires della Seconda Giornata Mondiale della Gioventù (aprile 1987); negli USA e in Canada (settembre 1987); in Uruguay, Bolivia, Paraguay e Perù (maggio 1988); in Austria (giugno 1988); in Zimbabwe, Botswana, Lesotho, Mozambico e Swaziland (settembre 1988); in Norvegia, Islanda, Finlandia, Danimarca e Svezia (giugno 1989); a Santiago di Compostela (Spagna) per la Quarta Giornata Mondiale della Gioventù e nelle Asturie (agosto 1989); in Corea, Indonesia e Mauritius (ottobre 1989); a Capo Verde, in Guinea Bissau, Mali, Burkina Faso e Ciad (gennaio 1990); in Cecoslovacchia (aprile 1990); in Messico, Curaçao e Malta (maggio 1990); in Tanzania, Burundi, Ruanda e a Yamoussoukro (settembre 1990); in Portogallo, a Czestochowa in Polonia per la Sesta Giornata Mondiale della Gioventù e in Ungheria (1991); in Brasile (ottobre 1991); in Senegal, Gambia e Guinea (febbraio 1992); a Santo Domingo (ottobre 1992) per il quinto centenario dell’evangelizzazione dell’America Latina; in Albania (aprile 1993) e Spagna (giugno 1993); in Giamaica, a Merida e a Denver per l’Ottava Giornata Mondiale della Gioventù (agosto 1993); in Lituania, Lettonia ed Estonia (settembre 1993); in Croazia (settembre 1994); a Manila (gennaio 1995) per la Decima Giornata Mondiale della Gioventù, a Port Moresby (Papua Nuova Guinea), a Sydney (Australia) e a Colombo (Sri Lanka); e in Belgio (giugno 1995); in Slovacchia (giugno 1995); a Yaoundé (Camerun), JohannesburgPretoria (Sudafrica) e Nairobi (Kenya) per la conclusione dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi (settembre 1995); in Tunisia (aprile 1996); in Ungheria e Francia (settembre 1996); a Sarajevo (aprile 1997); a Beirut per la conclusione dell’Assemblea Speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi (maggio 1997); a Parigi per la Dodicesima Giornata Mondiale della Gioventù (agosto 1997); a Cuba (gennaio 1998), in Nigeria (marzo 1988); in Croazia (ottobre 1998); in Romania (maggio 1999); in Slovenia (settembre 1999); a New Delhi per la conclusione dell’Assemblea Speciale per l’Asia del Sinodo dei Vescovi e in Georgia (novembre 1999); sul Monte Sinai (febbraio 2000); in Terra Santa (marzo 2000); a Fatima (maggio 2000); il Pellegrinaggio Giubilare in Grecia, Siria e Malta sulle orme di san Paolo Apostolo (maggio 2001); in Ucraina (2001); in Kazakhstan e Armenia per celebrare il 1700° anniversario del Battesimo del Popolo Armeno (settembre 2001); in Azerbaigian e Bulgaria (maggio 2002); in Canada e Guatemala (luglio 2002); e in Messico e Polonia (agosto 2002) dove attirò folle di milioni di persone; in Spagna, Croazia, Bosnia, Erzegovina, Slovacchia (2003); a Berna in occasione dell’Incontro nazionale dei giovani cattolici della Svizzera (giugno 2004); e a Lourdes (2005), dove presidiò una messa già gravemente infermo con la commossa partecipazione di innumerevoli malati. Tali viaggi furono accompagnati da un gran numero di visite in diverse parti d’Italia (oltre 160).
Contemporaneamente e sin dall’inizio del suo pontificato, Giovanni Paolo II dedicò sempre molta attenzione ai suoi doveri in qualità di Vescovo di Roma, visitando 317 parrocchie nel suo territorio (su un totale di 333), oltre ad altre istituzioni dentro i confini della Città Eterna.Coerentemente con le idee e le aspirazioni che avrebbe poi espresso nell’Enciclica Ut unum sint, Giovanni Paolo II sin dall’inizio del suo pontificato fu molto attivo nel promuovere lo spirito ecumenico e nello sviluppare legami più stretti con le altre Chiese cristiane e le altre religioni del mondo. A seguito di una visita alla sinagoga principale di Roma nell’aprile del 1986, partecipò ad Assisi alla Prima Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace nel Mondo il 27 ottobre 1986, un incontro tra i rappresentanti delle religioni di tutto il mondo. Quest’importante evento divenne in seguito un appuntamento annuale per preghiere di pace e per la comprensione religiosa in armonia con lo spirito di san Francesco. Il 24 gennaio 2002, dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001, rispondendo a un invito di Giovanni Paolo II, i rappresentanti delle religioni del mondo si riunirono in nome della pace ad Assisi per affermare che le religioni devono essere a favore della «pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia» e contro la violenza e il terrorismo. A seguito del primo incontro di Assisi, Giovanni Paolo II ebbe molti incontri con un gran numero di rappresentanti religiosi, dopo i quali vennero pubblicate una serie di dichiarazioni congiunte: con Sua Santità Demetrio I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli (dicembre 1987); con l’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana, Dr. Robert Runcie (settembre 1989); con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I (giugno 1995); con l’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana, Dr. George Leonard Carey (dicembre 1996); con il Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin I (dicembre 1996); con Aram I Keshishian, Catholicos di Cilicia degli Armeni (gennaio 1997); con Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni (novembre 2000); e con Sua Beatitudine Teoctist, Patriarca della Chiesa Ortodossa di Romania. In aggiunta, il 31 ottobre 1999, la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale firmarono una «Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione» ad Augusta in Germania. Nel 2001 Giovanni Paolo II visitò una moschea in Siria durante il suo pellegrinaggio sulle orme di san Paolo.Durante i suoi quasi ventisette anni di pontificato, Giovanni Paolo II ha notevolmente allargato il Collegio Cardinalizio creando, in 9 Concistori, 231 Cardinali (più uno in pectore, che però non è stato pubblicato prima della sua morte), tra i quali il Cardinale Carlo Maria Martini (2 febbraio 1983), che in seguito è divenuto Membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Ha convocato anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio. Giovanni Paolo II inoltre ha presieduto 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: sei generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990; 1994 e 2001), un’assemblea generale straordinaria (1985) e otto assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).Più di ogni suo Predecessore, Giovanni Paolo II ha incontrato il popolo di Dio e i responsabili delle Nazioni: alle Udienze Generali del mercoledì (1.166 nel corso del Pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600.000 pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000), nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri. Tra le personalità incontrate da Giovanni Paolo II ricordiamo: Sua Maestà la Regina Elisabetta II e il Principe Filippo (1980; 2000), Antonio R. Eanes (1980), Jimmy Carter (1980), Elio Toaff (1981; 1994), Yasser Arafat (1982; 1996; 1998; 2000; 2001), Sandro Pertini (1982; 1984), Ronald Reagan (1982; 1987), Shimon Peres (1985), Andrey Gromiko (1979; 1985), Francesco Cossiga (1985), Amin Gemayel (1986), Kurt Waldheim (1987), Wojciech Jaruzelski (1987), Raúl Alfonsín (1987), Corazon C. Aquino (1988), George Bush (1989; 2001), Patrick J. Hillery (1989), Mikhail S. Gorba/ëv (1989; 2002), Mario Soares (1990), Lech Walesa (1991), Re Carlo Gustavo XVI di Svezia e la Regina Silvia (1991), Oscar L. Scalfaro (1992; 1998), Milan Kucan (1993), Giuliano Amato (1993), Carlos S. Menem (1993), Richard von Weizsacker (1994), Vaclav Havel (1994), Bill Clinton (1994), Yitzhak Rabin (1994), Thomas Klestil (1994), Jacques Chirac (1996), Romano Prodi (1996), Fidel Castro (1996), Benjamin Netanyahu (1997), Eduard Shevardnadze (1997), Madeleine Albright (1998), Re Alberto II e la Regina Paola dei Belgi (1998), Nelson Mandela (1998), Ariel Sharon (1999), Carlo A. Ciampi (1999), Vladimir Putin (2000), George W. Bush (2001), Silvio Berlusconi (2002) e Ayad Allawi (2004).Tale attività fu accompagnata dall’istituzione di nuove relazioni diplomatiche con un gran numero di Stati: Stati Uniti d’America (gennaio 1984), Polonia (luglio 1989), Unione Sovietica (marzo 1990), Albania (settembre 1991), Croazia, Slovenia e Ucraina (febbraio 1992), Messico (settembre 1992); Israele (giugno 1994); Giordania (marzo 1994); Sudafrica (marzo 1994); e Libia (marzo 1997). Inoltre, Giovanni Paolo II fu franco e diretto nei suoi appelli alla pace nei momenti di maggiore crisi internazionale. Così ebbe un ruolo rilevante nella firma del trattato sui confini tra l’Argentina e il Cile nel 1984, e fu tenace nell’esortare il raggiungimento della pace al tempo della guerra per le FalklandMalvinas (maggio 1982), della guerra del Golfo (agosto 1990) e della guerra in Afghanistan (settembre 2001). La Storia deve anche registrare il suo rilevante contributo nel crollo dell’impero comunista in Europa centrale e orientale: la reazione entusiastica delle folle durante la sua prima visita in Polonia nel 1979 non solo smascherò il fallimento dell’autorità comunista, ma innescò anche una reazione a catena in altre parti del regime sovietico. Di grande significato storico fu anche il fatto che Giovanni Paolo II fu il primo Papa a visitare sia il Parlamento polacco (giugno 1999) sia il Parlamento italiano (Palazzo Montecitorio, novembre 2002), occasione in cui, nel considerare la storia del popolo italiano, sottolineò il costante impegno degli Italiani nei confronti della pace, della giustizia e della solidarietà. Nell’ottobre 2002 il Santo Padre ricevette la «cittadinanza onoraria» della Città di Roma. Ringraziando il Sindaco Walter Veltroni, Giovanni Paolo II disse: «Il Vescovo di Roma si sente onorato di poter ripetere oggi, con particolare intensità di significato, le parole dell’apostolo Paolo: ‘Civis romanus sum’» (cfr. At 22,27).Consapevole della santità della Chiesa cattolica e della necessità del suo costante rinnovamento, nonché desideroso di sottolinearne l’universalità spirituale, Giovanni Paolo II caratterizzò il suo pontificato celebrando 147 cerimonie di beatificazione nelle quali ha proclamato 1.338 beati e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 uomini e donne santi di tutte le parti del mondo. Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino (ottobre 1997). Riportiamo in particolare le canonizzazioni di: P. Maximilian Kolbe (ottobre 1982); Teresa Benedetta della Croce, ossia Edith Stein, martire (ottobre 1998); Maria Faustina Kowalska, vergine delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia (aprile 2000); Luis Batis Sáinz (maggio 2000); Padre Pio di Pietrelcina (giugno 2002); Josémaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei (ottobre 2002); le beatificazioni di: Giuseppina Bakhita del Sudan (giugno 1991); Columba Marmion, Abate benedettino (settembre 2000); Papa Pio IX e Papa Giovanni XXIII (settembre 2000); Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, vedova di Luigi Beltrame Quattrocchi, la prima beatificazione di una coppia di coniugi (ottobre 2001); e Madre Teresa di Calcutta (ottobre 2003).Sotto la guida di Giovanni Paolo II la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, secondo le linee indicate nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. La Chiesa si è poi affacciata al nuovo evo, ricevendo indicazioni nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nella quale si mostra ai fedeli il cammino del tempo futuro. Inoltre, con l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia, Giovanni Paolo II ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa.Un altro aspetto significativo del pontificato di Giovanni Paolo II, e che rifletteva il suo ardente desiderio di comunicazione diretta e di contatto con la gente, fu il forte risalto che, quasi ogni giorno, dava agli incontri con le singole persone durante le sante messe nella sua cappella privata in Vaticano. Allo stesso modo, dava particolare rilievo ai pranzi e alle cene di lavoro nei suoi appartamenti privati. Questi nuovi canali di comunicazione erano usati, in particolare, quali strumenti che consentivano al Papa di entrare in contatto diretto con i singoli individui e riflettevano la sua visione della persona umana e della sua centralità. Questo desiderio di comunicazione diretta (unito a un interesse profondo per il futuro) riverbera anche in un altro significativo aspetto del suo pontificato: Giovanni Paolo II ha costantemente cercato un contatto stretto e diretto con i giovani, dedicando loro grande attenzione e sostenendoli ripetutamente in quanto speranza della Chiesa e dell’umanità. Il suo amore per loro lo ha spinto a iniziare, nel 1985, le Giornate Mondiali della Gioventù (nel contesto dell’Anno Internazionale della Gioventù, indetto dall’Organizzazione delle Nazione Unite). Le diciannove edizioni della GMG che si sono tenute nel corso del suo Pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo): al quindicesimo di questi incontri, tenutosi durante il Giubileo presso il campus dell’Università di Tor Vergata a Roma, oltre due milioni di giovani si sono radunati per ascoltare il suo discorso. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle Famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.Sin dall’inizio del suo pontificato, Giovanni Paolo II dimostrò grande interesse per l’intera questione del ruolo della scienza nel mondo moderno in generale, e del rapporto tra scienza e fede in particolare. Sviluppando il pensiero dei suoi predecessori, il Papa sottolineò come la scienza dovesse promuovere la pace e la giustizia ed essere sempre al servizio della persona umana. Giovanni Paolo II ebbe sempre a cuore la continuazione e lo sviluppo della Pontificia Accademia delle Scienze in linea con la felice intuizione del suo venerato predecessore Pio XI che l’aveva rifondata, ma con un’enfasi maggiore sui problemi umani, morali e spirituali del nostro tempo. Inoltre pose l’accento sulla necessità per la scienza di proteggere l’ambiente e contribuire a combattere la povertà nei paesi in via di sviluppo. Il 31 marzo ricevette in udienza i membri della European Physical Society (ricercatori provenienti da ventotto paesi dell’Europa occidentale e orientale) e sottolineò il fatto che la scienza deve sempre rispettare la dignità della persona umana. L’interesse di Giovanni Paolo II per la Pontificia Accademia delle Scienze è stato dimostrato in tali e tanti modi e in così tante occasioni, pubbliche e private, che il compito di riassumere in modo esauriente i suoi insegnamenti su questo argomento è virtualmente impossibile. Ricorderemo qui alcuni dei suoi discorsi, tutti di altissima qualità ed estremamente importanti, nei quali incoraggiava l’Accademia e le sue iniziative. Il giorno del suo primo incontro con l’Accademia il 10 novembre 1979, in occasione della commemorazione di Albert Einstein, il Papa rimarcò l’obiettivo fondamentale della scienza, ovvero la ricerca della verità:«La ricerca della verità è il compito della scienza fondamentale. Il ricercatore che si muove su questo primo versante della scienza sente tutto il fascino delle parole di sant’Agostino: ‘Intellectum valde ama’, ama molto l’intelligenza e la funzione che le è propria di conoscere la verità. La scienza pura è un bene … che ogni popolo deve poter coltivare con piena libertà da ogni forma di servitù internazionale o di colonialismo intellettuale. La ricerca fondamentale dev’essere libera di fronte ai poteri politico ed economico, che debbono cooperare al suo sviluppo, senza intralciarla nella sua creatività o aggiogarla ai propri scopi. La verità scientifica, infatti, è, come ogni altra verità, debitrice soltanto a se stessa e alla suprema Verità che è Dio creatore dell’uomo e di tutte le cose».Il Papa passò poi a ricordare l’armonia che esiste tra scienza e fede. «L’esistenza di questa Pontificia Accademia delle Scienze, di cui nella sua più antica ascendenza fu socio Galileo e di cui oggi fanno parte eminenti scienziati, senza alcuna forma di discriminazione etnica o religiosa, è un segno visibile, elevato tra i popoli, dell’armonia profonda che può esistere tra le verità della scienza e le verità della fede». Riflettendo le idee e le speranze dei suoi predecessori, Giovanni Paolo II mise in luce il ruolo e gli obiettivi dell’Accademia ancora una volta durante questo primo discorso agli Accademici:«la Chiesa di Roma insieme a tutte le Chiese sparse nel mondo, attribuisce una grande importanza alla funzione della Pontificia Accademia delle Scienze. Il titolo di Pontificia attribuito all’Accademia significa, come voi sapete, l’interesse e l’impegno della Chiesa, in forme diverse dall’antico mecenatismo, ma non meno profonde ed efficaci. Come ha scritto l’insigne compianto Presidente dell’Accademia Monsignor Lemaître: ‘La Chiesa ha forse bisogno della scienza? … al cristiano niente dell’umano è estraneo. Come la Chiesa avrebbe potuto disinteressarsi della più nobile delle occupazioni strettamente umane: la ricerca della verità?’. … insieme scienziati credenti e non credenti … si sforzano di decifrare il palinsesto di molteplici stratificazioni della natura dove le tracce delle diverse tappe della lunga evoluzione del mondo si sono sovrapposte e confuse. Il credente ha forse il vantaggio di sapere che l’enigma ha una soluzione, che la scrittura soggiacente è, alla fine dei conti, opera di un essere intelligente, dunque che il problema posto della natura è stato posto per essere risolto e che la sua difficoltà è indubbiamente proporzionale alla capacità presente o futura dell’umanità. Questo forse non gli darà nuove risorse nella sua indagine, ma contribuirà a mantenerlo in un sano ottimismo senza il quale uno sforzo costante non può mantenersi a lungo».Il Pontefice espresse anche il desiderio di riesaminare la questione di Galileo:«A ulteriore sviluppo di quella presa di posizione del Concilio, io auspico che teologi, scienziati e storici, animati da uno spirito di sincera collaborazione, approfondiscano l’esame del caso Galileo e, nel leale riconoscimento dei torti, da qualunque parte provengano, rimuovano le diffidenze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo. A questo compito che potrà onorare la verità della fede e della scienza, e di schiudere la porta a future collaborazioni, io assicuro tutto il mio appoggio. … nel caso Galileo le concordanze tra religione e scienza sono più numerose, e soprattutto più importanti, delle incomprensioni che hanno causato l’aspro e doloroso conflitto che si è trascinato nei secoli successivi».Com’è noto, il 31 ottobre 1992 Giovanni Paolo II ricevette in udienza la Pontificia Accademia delle Scienze, che presentò al Santo Padre le conclusioni raggiunte dalla «Commissione per lo studio della controversia tolemaica-copernicana».Uno dei campi d’interesse dell’Accademia sul quale il Papa tornò ripetutamente era il tema della «Scienza per la Pace». Nel suo discorso agli Accademici che si erano riuniti il 12 novembre 1983 in occasione della sessione plenaria su scienza e pace, il Papa affermò: «La scienza che aduna ricercatori, tecnici, operai, che mobilita i poteri politici ed economici, che trasforma la società a tutti i suoi livelli e in tutte le sue istituzioni, ha oggi un compito che mai le è toccato così urgente e indispensabile, quello di cooperare alla salvezza e alla costruzione della pace».Dopo aver fatto riferimento ai discorsi dei suoi predecessori, il Papa continuò: «I profeti disarmati sono stati oggetto di irrisione in tutti i tempi, specialmente da parte degli accorti politici della potenza, ma non deve forse oggi la nostra civiltà riconoscere che di essi l’umanità ha bisogno? Non dovrebbero forse essi soli trovare ascolto nell’unanimità della comunità scientifica mondiale, affinché siano disertati i laboratori e le officine della morte per i laboratori della vita? Lo scienziato può usare della sua libertà per scegliere il campo della propria ricerca: quando in una determinata situazione storica è pressoché inevitabile che una certa ricerca scientifica sia usata per scopi aggressivi, egli deve compiere una scelta di campo che cooperi al bene degli uomini, all’edificio della pace. Nel rifiuto di certi campi di ricerca, inevitabilmente destinati, nelle concrete condizioni storiche, a scopi di morte gli scienziati di tutto il mondo dovrebbero trovarsi uniti in una volontà comune di disarmare la scienza e di formare una provvidenziale forza di pace».Un altro punto sul quale Giovanni Paolo II ripetutamente tornava era la necessità che la ricerca scientifica e le sue applicazioni rispettassero la questione morale. Ciò significa che gli scienziati dovrebbero operare con saggezza quando passano alla fase applicativa delle loro scoperte. La comunità scientifica mondiale, rappresentata dalle varie Accademie delle Scienze, potrebbe essere uno strumento per la costruzione della pace e dello sviluppo. Queste sono le parole del Papa in occasione del secondo centenario dell’Accademia delle Scienze italiana, anche detta dei Quaranta:«È compito rigorosamente scientifico delle Accademie far avanzare le frontiere della scienza; ma è inoltre la loro missione sociale rispondere agli interrogativi e alle richieste della società ed è loro dovere morale svolgere la propria opera a favore dell’uomo e della pace tra i popoli. La scienza è stata, specialmente in questo ultimo secolo, uno dei fattori che hanno maggiormente influito sullo sviluppo della società e sul futuro dell’uomo, ma spesso le tecnologie, sempre più perfezionate e micidiali, che ne sono derivate, si sono rivolte contro l’uomo, sino al punto di creare degli spaventosi arsenali di armi convenzionali e nucleari, di mezzi biologici e chimici, atti a distruggere gran parte dell’umanità. … Ritengo che le Accademie delle Scienze in quanto costituite da scienziati di alta fama e sicura probità, da fedeli discepoli e ricercatori della verità possano dare, con la loro autorità scientifica, la loro indipendenza e libertà di giudizio, una valida risposta alle preoccupazioni che serpeggiano nel mondo contemporaneo, e possano con scienza e coscienza indirizzare le tecnologie verso il vero bene dell’uomo. … Il suddetto compito d’informazione e di orientamento, rivolto ai pubblici poteri e alla pubblica opinione, prova che le Accademie, pur conservando, come è loro dovere, delle strutture fortemente selettive, non possono lecitamente chiudersi come torri d’avorio, nei loro riservati dibattiti, ma devono essere aperte a discutere, in dialogo con l’intera umanità, i problemi che assillano l’uomo contemporaneo, proteso verso il terzo millennio…».
In questa visione universale, Giovanni Paolo II ricordò agli Accademici e agli scienziati in generale i loro obblighi circa l’uso delle loro scoperte scientifiche:
«Oggi, come non mai, la scienza deve contribuire con tutta la sua forza al vero progresso dell’uomo e deve allontanare la minaccia incombente dell’uso delittuoso delle sue scoperte: s’impone dunque la necessità che la comunità degli scienziati, sapendo che la scienza costituisce un elemento essenziale dello sviluppo umano, vegli sul retto impiego delle sue ricerche al servizio dell’uomo».1Il 22 ottobre 1996, questa volta in forma di messaggio in occasione del sessantesimo anniversario della sua rifondazione, Giovanni Paolo II ancora una volta scelse la Pontificia Accademia delle Scienze quale interlocutore qualificato per esporre alcune importanti riflessioni sulla teoria dell’evoluzione. Ritornando e sviluppando alcune delle osservazioni fatte dal suo predecessore Pio XII nell’Enciclica Humani generis, aggiunse che «nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi», riconoscendo quindi che «questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere», riuscendo quindi a imporsi anche all’attenzione di teologi ed esperti biblici.Giovanni Paolo II nominò 106 nuovi membri dell’Accademia, tra i quali vi sono luminari del mondo scientifico quali: C.B. Anfinsen, W. Arber, G.S. Becker, P. Berg, S. Bergstrom, E. Berti, G. Blobel, T. Boon-Falleur, N. Cabibbo, L.A. Caffarelli, L.L. Cavalli-Sforza, C. Cohen-Tannoudji, O.D. Creutzfeldt, A.C. Crombie, P.J. Crutzen, E. De Giorgi, M. Eigen, K. Fukui, S.W. Hawking, V.I. Keilis-Borok, T.-D. Lee, J. Lederberg, N.M. Le Douarin, J.-M. Lehn, Y.I. Manin, M.J. Molina, J.E. Murray, S.P. Novikov, R. Noyori, M.F. Perutz, W.D. Phillips, J.C. Polanyi, I. Potrykus, V. Prelog, V. Ramanathan, M.J. Rees, C. Rubbia, A. Salam, M. Sela, K. Siegbahn, C.H. Townes, C.N. Yang, H.A. Zewail, e A. Zichichi.
Rinnovò inoltre un’importante tradizione dell’Accademia nominando membri dell’Accademia i Cardinali più adeguati: in questo caso, il Cardinale C.M. Martini e il Cardinale J. Ratzinger. Come noto, quest’ultimo diviene Papa col nome di Benedetto XVI, come già era diventato Papa un altro membro dell’Accademia, il Cardinale Pacelli, col nome di Pio XII. L’importanza attribuita all’Accademia si espresse anche nel lavoro di restauro minuzioso e profondo dell’edificio rinascimentale dove essa ha sede.In una lettera inviata all’allora Direttore dell’Osservatorio Vaticano e membro del Consiglio dell’Accademia, Padre George Coyne, un documento che è certamente uno dei più profondi che esistano sul tema del dialogo tra scienza e fede, Giovanni Paolo II osservò che la scienza ha agito per purificare la fede e che la fede ha agito per generare la ricerca scientifica. Questa verità è dimostrata dal fatto che la scienza galileiana moderna nacque in un clima cristiano segnato dalla crescente assimilazione del messaggio di libertà posto nel cuore dell’uomo. Nella stessa lettera, perciò, riferendosi al contesto più ampio delle università, il Papa dichiarò che:«La Chiesa e l’Accademia agiscono come due istituzioni molto diverse ma entrambe rilevanti per la civiltà umana e per la cultura mondiale. Abbiamo davanti a Dio responsabilità enormi nei confronti della condizione umana dato che, storicamente, abbiamo avuto e continuiamo ad avere una considerevole importanza per lo sviluppo di idee e valori e per il corso dell’azione umana».Per fare in modo che ciò potesse avvenire, il Papa sottolineò l’importanza di avere esperti e luoghi specialmente dedicati a tale dialogo: «La Chiesa si è resa conto già da tempo dell’importanza di tali punti di collegamento istituendo la Pontificia Accademia delle Scienze, nella quale alcuni tra gli scienziati più autorevoli del mondo si incontrano regolarmente per discutere delle loro ricerche e per informare la comunità più allargata sulle direzioni che le scoperte scientifiche stanno prendendo. Ma occorre fare molto di più». E in questo «di più» Giovanni Paolo II vide la necessità per le istituzioni scientifiche e la Chiesa cattolica, nel loro dialogo insostituibile, di non ridursi a cercare una composizione di antichi conflitti. Sottolineò inoltre l’importanza dell’aiuto reciproco nella ricerca della verità e di uno sviluppo condiviso della responsabilità finalizzata al bene delle genti del mondo e al futuro dell’umanità. E fu con questa impostazione, segnata da un nuovo slancio nello svolgere il proprio servizio, che il Presidente dell’Accademia, il Professor Cabibbo, nel suo discorso a Giovanni Paolo II in occasione della sessione plenaria giubilare del 2000 sul tema della «scienza e il futuro dell’umanità», parlò del «rinnovato impegno» della Pontificia Accademia delle Scienze, in congiunzione con la Santa Sede, per il bene di tutta la Chiesa, della comunità scientifica e di quegli uomini e di quelle donne che fanno ricerca e che sono credenti. Si può affermare senza ombra di dubbio che, durante gli intensi quasi ventisette anni del suo pontificato, Giovanni Paolo II, con i suoi documenti e la sua prassi, aprì un nuovo orizzonte di luce tra fede e scienza.Una valutazione della sua imponente azione pastorale è stata fatta da Sua Santità Benedetto XVI nel suo primo messaggio alla Chiesa e al mondo il 20 aprile 2005:'Giovanni Paolo II lascia una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane. Una Chiesa che, secondo il suo insegnamento ed esempio, guarda con serenità al passato e non ha paura del futuro. Col Grande Giubileo essa si è introdotta nel nuovo millennio recando nelle mani il Vangelo, applicato al mondo attuale attraverso l’autorevole rilettura del Concilio Vaticano II. Giustamente il Papa Giovanni Paolo II ha indicato il Concilio quale "bussola" con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio'.
1 Memorie di Scienze Fisiche e Naturali, Rend. Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, V, 7, (11) 33-36 (1985).