Il teologo ha incontrato i giovani della parrocchia di San Tommaso Moro illustrando gli obiettivi dell'Anno dedicato alla trasmissione della fede: «La sfida è riaccendere nei cuori la nostalgia di Dio» di Mariaelena Rosati
L’Anno della fede e le sue ragioni al centro della catechesi tenuta da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti - Vasto e membro del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, nella parrocchia di San Tommaso Moro, lo scorso venerdì 12 ottobre. Una testimonianza da teologo «innamorato di Dio», ma anche un’analisi lucida e dettagliata che, partendo dal Concilio vaticano II e attraversando la storia del pensiero filosofico nella società contemporanea, ha definito le radici profonde alla base dell’Anno della fede. «Come il Sinodo per la nuova evangelizzazione – ha spiegato monsignor Forte – anche l’Anno della fede nasce dalla riflessione, dal desiderio di comunicare l’amore di Dio, e dal sentimento di un cuore ferito che non riesce a trasmettere questo amore. È la sofferenza che spinge a cercare nuove vie, per accendere nei cuori l’esperienza di una bellezza che cambia la vita».
La società di oggi sembra aver messo da parte la fede in Dio: l’arcivescovo ha trovato le radici di questo atteggiamento in un diffuso disincanto dato dal crollo delle ideologie del ‘900, nella crisi della speranza, dall’aver considerato lo stesso cristianesimo come ideologia totalitaria. Questo orizzonte, in cui «ognuno è chiuso nel proprio frammento, nella propria verità», definisce il dramma della società liquida, in cui Dio è solo «un giocattolo da smontare» e l’uomo naviga in un mare di solitudine, senza certezze. La sfida è riaccendere nei cuori la nostalgia di Dio, «mostrare che credere vuol dire abbracciare un orizzonte totale, che illumina tutta la vita, espressione di una verità non ideologica, di misericordia che accoglie, di amore che libera». L’Anno della fede diventa così l’occasione per scoprire e far scoprire agli altri la bellezza di una totalità che abita nei frammenti, ed è incarnata in Gesù Cristo; in questo percorso, «la nuova evangelizzazione non è fare cose nuove rispetto al passato ma chiedere il dono di un cuore nuovo nello Spirito, che rifletta questa bellezza».
In che modo però si può vivere la fede? Il teologo ha suggerito alcuni elementi fondamentali: l’ascolto della Parola, per aprire il cuore al mistero; il lasciarsi amare da Dio, e lasciarsi “lavorare” da Lui, nell’adorazione; l’accoglienza e l’amore per l’altro, definito come «donare gratuitamente agli altri la ricchezza che Dio pone in ciascuno di noi». Da qui nascono poi le condizioni per trasmettere la fede, attraverso il dono del proprio tempo, la ricerca di una relazione interpersonale che faccia riscoprire l’importanza della salvezza del prossimo, la memoria di ciò che ha valore, per «parlare agli altri di ciò che dà senso e ragione alla nostra vita». Tutto si basa però sul rispetto della libertà, espressione dell’amore del Padre che cerca continuamente il cuore dell’uomo, e affronta la sfida del rifiuto. « Solo puntando su questi principi - ha concluso monsignor Forte - possiamo vivere l’Anno della fede come una meravigliosa avventura, da uomini e donne nuovi».
15 ottobre 2012